Costellazione della Chioma di Berenice

 

Citazione tratta da Eratostene, Catasterismi XII Leo (fragmenta) (trad. Fiorina Caputo)

“…Cuius supra simulacrum proxime

Virginem sunt aliae VII stellae ad

Caudam Leonis in triangolo conlocatae,

quas Crinem Berenices esse Conon Samius

mathematicus et Callimachus dicit.”

 

“Sopra la figura, molto vicino alla Vergine,

ci sono altre sette stelle,

collocate in triangolo in prossimità della coda del leone;

è la Chioma di Berenice come dissero

il matematico Conone di Samo e Callimaco.”

 

 

Citazione tratta da “Astronomia” di Igino – II, 24, 1-2 (trad. Angela Maria Zavaglia)

1. Sopra alla sua immagine 166, vicino alla Vergine, ci sono altre sette stelle, poste in triangolo in prossimità della coda del leone; è la capigliatura di Berenice secondo il racconto del matematico Conone di Samo e Callimaco. Tolomeo aveva sposato sua sorella Berenice, figlia di Tolomeo e Arsinoe, e qualche giorno più tardi era partito per andare ad attaccare l'Asia.

Fu allora che Berenice fece il voto di tagliarsi i capelli qualora Tolomeo fosse tornato vincitore. Condannata dal suo voto, andò a deporre i suoi capelli nel tempio di Venere – Arsinoe del Zefirio, ma l'indomani questi sparirono. Il re ne fu colpito, ma il matematico Conone, come abbiamo già detto, desideroso di accordarsi la benevolenza reale, pretese di vedere piazzata la capigliatura nel bel mezzo degli astri: mostrò così sette stelle che non appartenevano a nessuna altra figura e secondo lui rappresentarono i capelli.

2. Alcuni autori con Callimaco hanno raccontato che questa Berenice allevava dei cavalli e li mandava di solito ai giochi olimpici. Altri aggiungono che Tolomeo, padre di Berenice, spaventato dalla folla dei nemici, cercò la sua salvezza nella fuga; sua figlia, allenata in questo esercizio, saltò a cavallo, trattenne il resto dell'esercito, massacrò un gran numero di nemici e mise in fuga il resto. Ecco perché Callimaco la chiamò anche "coraggiosa". Secondo il racconto di Eratostene, ella fece rendere a due giovani lesbiche la loro dote che era stata data a ciascuna di loro dal padre, ma che nessuno versò e nel frattempo depositò un reclamo alla giustizia.

 

 

Citazione tratta da “I Canti”di Gaio Valerio Catullo, Carme 66.

Colui che a una a una distinse le luci del cielo

e scoprì il nascere e il cadere degli astri,

come il fulgore di fiamma del sole violento s'oscuri,

e le stelle tramontino ad ore certe,

come un soave amore richiami in segreto la luna

dal suo aereo viaggio avvicinandola a rocce latmie,

egli ancora, Conone, mi scorse in luce celeste,

chioma del capo chiaro risplendente

di Berenice che lei prometteva a molti fra gli Dei

protendeva le sue terse braccia

nel tempo in cui il re strappato al suo nuovo imeneo

partiva a devastare il paese dei Siri,

con le tracce soavi del lungo duello notturno

durato per le spoglie della vergine ---

dunque le nuove spose aborriscono Venere? Il pianto

che fa vana la gioia dei genitori inganna,

copiosamente sparso varcando la soglia del talamo :

no, gli dei mi proteggano, non sono veri gemiti.

A me lo provò la regina,il suo molto lamento,

quando lo sposo nuovo mirava cupe guerre.

Né lasciata piangevi tu il tuo letto deserto,

ma il dolente distacco dell'amato Fratello.

Come a fondo la pena divorò in tristezza le fibre,

come il tuo cuore fu tutto sconvolto,

i sensi ti mancarono, cadeva la mente! Ma ero certa,

sapevo della fragile fanciulla il forte cuore.

Hai scordato quel gesto che riconquistava le nozze

regali? Che nessuno più forte avrebbe osato?

Pure parlasti triste, al congedo con il tuo Uomo,

per Zeus Padre!e tergevi conclamano le lacrime.

Quale potente Dio rimutava? O davvero chi ama

non ammette distacco dal corpo che gli è caro?

Allora per tutti gli Dei per il tuo dolce sposo

mi promettesti con molto sangue di tori

se ti fosse tornato. E degli in un tempo assai breve

prese l'Asia e l'aggiunse alle terre d'Egitto.

Per queste opere io, offerta al convegno divino,

originari voti sciolgo con dono nuovo.

Ma controvoglia, o regina, lasciavo il tuo capo,

controvoglia e lo giuro per te e il capo tuo,

e chi invano giura ne abbia ciò che è giusto patire:

ma chi pretende d'eguagliare il ferro?

Ne fu sconvolto il monte che lungo le rive sovrano

varca alto il figlia luminoso di Tia,

quando i Medi affrettarono il mare, e la giovinezza

barbara navigando passò l'Athos.

Se il monte cede al ferro, che può una chioma? Zeus Padre,

che razza di Celibi perisca,

e chi all'origine istigò a indagare le vene terrestri

e a stringere nel pugno la durezza del ferro!

Al distacco recente le chiome sorelle il mio fato

compiangevano, quando il cavallo alato

di Arsinoe, il locrese, nato con Memnone Etiope,

venne agitando con le piume l'aria,

rilevò a volo attraverso le ombre del cielo,

mi posò in grembo ad Afrodite casta.

La stessa signora dello Zefirio, che ha sede felice

sui lidi di Canopo, questo affidò al famiglio.

E perché tra le luci variate del cielo divino

la corona d'oro che fu del capo d'Arianna

non fosse sola più, ma anch'io risplendessi con lei,

spoglie di un capo biondo offerte in voto,

come, rorida di mare, pervenni agli spazi divini,

la Dea mi pose astro nuovo tra quegli antichi:

e tocco la luce della Vergine, del Leone crudele,

congiunta con Callisto figlia di Licaone,

mi dirigo al tramonto guidando il lento Boote

ma se la notte mi sollecitano tanti cammini di Dei,

la luce poi mi rende alla canuta Teti

(possa dirlo con tua pace,o Vergine di Ramnunte

io non nasconderò il vero per timore

se anche coi detti ostili le stelle mi dilaniassero

io svelerò i segreti del mio cuore --)

non ne sono felice quando patisco di stare lontena,

sempre lontana dal capo della mia signora,

di quand'era ragazza, ignara di rutti gli aromi

della sposa, e bevemmo più umili profumi.

Ma ora voi, che la face sognata sposò nella luce,

non datevi allo sposo vostro di uguale cuore,

non gettate la veste offrendogli i seni nudi,

prima che l'alabastro libi lieto per me:

l'alabastro è di quelli che onorano il talamo santo.

Ma a quella che si da all'adulterio impuro,

porti male l'offerta, e vana la beva di polvere lieve:

non chiedo buone cose a chi non merita.

Ma nelle vostre case, o spose, stia sempre l'accordo,

un amore costante abiti sempre:

e tu, regina, quando, guardandole stelle,nei giorni

solenni, onorerai Venere santa,

non permettere mai che io manchi del sangue liturgico;

perché io sono tua, e fà con ricche offerte

(io sdoppierò le stelle?) che torni una chioma regale.

E Orione brillerebbe presso Acquario.

 

 

Note

166 Costellazione del Leone

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